Curriculum
Si è laureato in Psicologia clinica e di comunità, con sotto - orientamento Psicobiologico, presso l’Università degli Studi di Padova (Titolo della tesi: Lo psicoterapeuta come educatore “spirituale”)
Si è specializzato in Psicoterapia presso la Scuola di formazione in Psicoanalisi “Il Ruolo Terapeutico” di Milano.
È iscritto all’albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Lombardia con numero d’ordine 11121. Ha svolto un corso di specializzazione in clinica psicoanalitica dell’anoressia-bulimia e obesità presso l’Associazione ABA (via solforino 14, Milano).
Si è specializzato in Counseling clinico psicodinamico presso l’Istituto di Psicologia Clinica Rocca-Stendoro.
CORSI, SEMINARI E ALTRE ESPERIENZE FORMATIVE
Frequenta i corsi di Formazione permanente con carattere di supervisione clinica presso la Scuola di Formazione in Psicoanalisi Il Ruolo Terapeutico
Svolge supervisioni individuali a scopo formativo con il dott. P. Sommaruga
Nel 2013 ha preso il MASTER di primo e secondo livello in EMDR-Eye Movement Desensitization and Reprocessing- con Isabel Fernandez
Nell'anno accademico 2011-2012 ha frequentato un corso di ipnosi conseguendo il diploma di IPNOTISTA con il Prof. Felice Perussia
Ha partecipato all’iniziativa “La Porta Aperta” presso la sede de “Il Ruolo Terapeutico”. Questa iniziativa offre ai professionisti del sociale interessati all’addestramento e alla formazione alla conduzione delle relazioni terapeutiche la possibilità di ritrovarsi sui problemi e sulle difficoltà incontrati nel proprio lavoro clinico (Frequenza degli incontri: due incontri al mese nella giornata di giovedì).
Ha conseguito un attestato di frequenza presso Fondazione Vidas (23 febbraio 2007). Titolo: Paura, angoscia, panico nella terminalità. Quale approccio perseguire in presenza di: perdita di autonomia, incremento dei sintomi, coscienza di ciò che “non si può esprimere”…
Ha conseguito un attestato di partecipazione al seminario organizzato da Area G (13-14 ottobre 2006). Titolo: L’attacco a sé corporeo in adolescenza: Il progetto-intervento di Area G.
Ha conseguito un attestato di frequenza presso Fondazione Vidas (22 settembre 2006). Titolo:Alleanza terapeutica nella terminalità: quanto è utopia? E’ possibile un percorso?
Ha partecipato dal 2009 al 2011 ad un gruppo di ricerca in psicoanalisi presso la Scuola di Formazione in Psicoanalisi “Il Ruolo Terapeutico"
ESPERIENZE PROFESSIONALI
Lavora come Psicologo-Psicoterapeuta – libero professionista -
Lavora presso il Centro Clinico della Scuola di Formazione in Psicoanalisi "Il Ruolo Terapeutico" di Milano
Collabora con l'Ambulatorio di Psicoterapia di Carate Brianza, diretto dal Dott. G. Galvano (psicoanalista SPI)
È stato direttore scientifico del Centro di Psicoterapia e Mediazione familiare EOS - Besana Brianza
Ha condotto, in collaborazione con Luca Montani e Enzo Scudieri, il Seminario teatrale per preadolescenti: “Gettiamo la maschera. I nostri ragazzi indagano le loro paure” con il patrocinio del Comune di Varedo
Ha condotto il corso monosettimanale “Conoscenza di sé” per l’Associazione Magister Ludi di Cesano Maderno
Ha collaborato con la cooperativa Eos, in qualità di Psicologo, per un progetto presso le scuole medie inferiori e medie superiori di Meda (Mi): Lo psicologo online
Ha lavorato come educatore per un servizio comunale e come attività domiciliare con adolescenti
Svolge attività di volontariato come psicoterapeuta presso il centro di psicoterapia di Carate Brianza (Mi), diretto dal dr. Galvano (medico, psichiatra, psicoanalista SPI)
È stato Trainer per corsi settimanali di Training Autogeno, presso l’associazione culturale Magister Ludi di Cesano Maderno (MB)
Ha svolto attività di aiuto didattico e di sostegno per bambini ed adolescenti.
Ha svolto l’attività di volontariato presso la Casa di Accoglienza per malati di AIDS, Fondazione Maddalena Grassi a Seveso (MB)
CAMPI DI INTERESSE
Da anni si interessa dell'integrazione tra Psicoanalisi Contemporanea, Spiritualità ed Esistenzialismo.
Intervista al dott. Hermes Piacentini
Tratto da INTERVISTA: NELLA STANZA DELLO PSICOLOGO HERMES PIACENTINI
Il dott. Hermes Piacentini è psicologo e psicoterapeuta a Seveso (Monza e Brianza) e lo abbiamo incontrato per un viaggio all'interno di una materia complessa ed affascinante, guardata talvolta ancora con sospetto e reticenza ma che in realtà assume un ruolo importante all'interno della società odierna, dove la persona necessita sempre di più di un proprio equilibrio che la società puntualmente destabilizza con la frenesia e il costante giudizio a cui la sottopone.
Psicoterapeuta, Piacentini si occupa di psicoanalisi contemporanea e relazionale, è specializzato in counseling e studioso di ipnosi ed esperto di EMDR.
Perché hai scelto psicologia?
A questa domanda si può rispondere in due modi, una scelta manifesta e la scelta latente. Ho frequentato l'ITIS e al quarto anno ho avuto un professore di italiano molto appassionato di materie filosofiche e psicologiche e sicuramente questo incontro ha influito. In realtà poi a 17 anni ho letto il mio primo libro di psicologia di Erich Fromm Avere o essere e lì mi sono innamorato, illudendomi anche un po' che la Facoltà di Psicologia fosse quella che Fromm spiegava nel libro. Per fortuna ho ritrovato quelle cose durante la formazione in psicoterapia. Ma se il desiderio di diventare psicologo nasceva a livello razionale dalla lettura, dall'incontro con molte persone, a livello più latente invece, come gran parte degli psicologi, era per l'esigenza di curarsi. Diciamo un disagio legato ad una storia personale e da qui l'iscrizione a psicologia quasi come una cura. Poi ho scoperto che dovevo andare in analisi e fare lì il mio percorso di terapia.
Che differenza c'è fra psicologia e psichiatria?
Innanzitutto la differenza sta nel percorso. Psicologia è una facoltà universitaria, psichiatria una specializzazione della Facoltà di Medicina. Lo psichiatra è un medico, preposto soprattutto alla somministrazione di farmaci. Gli psicologi non possono legalmente prescrivere alcuna medicina al paziente.
Viene spontaneo chiedere quale sia invece la differenza tra fare una valutazione psicologica e farne una psichiatrica.
Potrei essere contraddetto da molti, ma più o meno è la stessa cosa. L'unica vera differenza è che lo psichiatra può fare una valutazione per prescrivere dei farmaci, impostando così una farmacoterapia, mentre lo psicologo non può farlo. Le valutazioni possono servire per una diagnosi (di ansia e depressione reattiva, ecc.) o per una relazione con diversi possibili scopi (perizie, scopi assicurativi, ecc.)
Ci sono centri dove fanno solo diagnosi. La persona che vi si sottopone viene inquadrata in una struttura di personalità e viene descritto un quadro diagnostico seguendo dei criteri ben specifici, utilizzando una apposita testistica e colloqui mirati. L'utilizzo, come si è detto varia a seconda delle esigenze.
Tra i possibili utilizzi della valutazione vi è l'inquadramento ai fini di una psicoterapia. Queste per me sono cose un po' blasfeme. Io ho un modo di vedere la psicoterapia e la cura in modo totalmente diverso da tutti quelli che fanno una testistica psicologica per questi scopi.
La mia idea è che quando un paziente viene da me, viene con una storia e con un malessere, per me è molto meno importante valutare dove si inquadra quella persona ma è più importante capire insieme a quella persona qual è la sua difficoltà, come l'ha sviluppata e come aiutarla in questo mondo. Al contrario dello psichiatra a cui serve inquadrare un soggetto perché una diagnosi più giusta significa trovare una cura farmacologica migliore, a me non serve o serve relativamente.
Quindi esiste anche una differenza fra psicologo e psicoterapeuta?
La persona che ha una laurea in psicologia o in medicina può accedere ad una scuola di specializzazione in psicoterapia che conferirà il diploma di Psicoterapeuta. Per diventare psicoterapeuti bisogna fare una scuola riconosciuta che dura quattro anni.
Hai una specializzazione in counseling. Ci spieghi a noi che non siamo del settore in cosa consiste?
È una figura professionale molto nota in America. Il counselor, che non possiede necessariamente una laurea in psicologia e in medicina (e talvolta non ha proprio una laurea) si occupa di fare dei colloqui che non abbiano una finalità psicoterapeutica, ma non saprei argomentare con più precisione considerando il mio personale punto di vista sul counseling.
Io mi sono specializzato in counseling con la “Procedura Immaginativa”. Questa tecnica nasce in Francia da Robert Desoille, con il nome di “Sogno da svegli guidato” e consente di accedere direttamente all'inconscio della persona lavorando con il suo immaginario. Il paziente/cliente, sdraiato sul lettino in stato di rilassamento, inizia a raccontare una storia dopo che il counselor/psicoterapeuta ha proposto uno stimolo immaginativo da cui partire. La produzione della storia è alla stregua della produzione di un sogno, ricca di elementi simbolici e archetipici. L'effetto di questo lavoro si ha sia nello sviluppo della storia che nel dialogo della stessa poi con il professionista.
Che cos'è quindi la psicoterapia?
L'indirizzo teorico della psicoterapia che offro è la psicoanalisi contemporanea e relazionale. Ogni volta che un paziente si siede dinnanzi a me e mi parla del suo malessere nasce una relazione psicoterapica. È per questo che il confine tra fare psicoterapia e non, spesso è molto labile.
Credo che siamo ormai abituati a pensare la cura psicologica in termini medici. La persona - il paziente - oggettiva così la sua sofferenza, distanziandosi da essa. Si tende a voler evitare, in questo modo, un coinvolgimento emotivo relativo alla presa di coscienza su ciò che possa aver provocato il sintomo o il disagio in questione. La sofferenza, se non accolta, si può manifestare sotto forma di sintomi, quali ansia, depressione, disturbi psicosomatici e molti altri, e può anche assumere la forma di ciò che viene definito con il termine psicopatologia. La sofferenza di cui stiamo parlando può essere tutta ricondotta a un rifiuto, un’incapacità, un’impossibilità del soggetto ad accettare e convivere bene con le condizioni date dalla sua esistenza. Occorre allora prendersi cura di questa sofferenza, dialogare con essa, condividendola all’interno di un percorso di cura.
L'ipnosi è una tecnica curiosa. Ce ne parli? Come ti sei accostato a questa pratica?
Per una questione storica e perché ero affascinato da questa tecnica così antica. La psicoanalisi deriva da Freud e l'unico strumento ai tempi del medico era l'ipnosi. I primi casi di isteria erano trattati con l'ipnosi, ma esisteva anche quando non portava quel nome. Pensiamo ai riti degli sciamani. Freud però si rese ben presto conto che non sempre l'ipnosi dava i frutti sperati. Spesso i sintomi nel paziente si ripresentavano. La psicoanalisi nasce dall'insoddisfazione di Freud per l'ipnosi.
È importante dire che l'ipnosi è una tecnica, non una cura. È una tecnica che mette l'ipnotizzato in uno stato di rilassamento particolare, dove vi è una alterazione dello stato di coscienza vigile ma è bene dire che la parte morale di ogni individuo rimane sempre attiva. L'ipnotista non può metterti nella condizione di assoggettare ogni tua azione alla sua volontà.
Qual è il fine della psicoterapia?
In buona parte del trattamento che svolgo mi occupo di comprendere i modelli interni disfunzionali del paziente che si riattualizzano nella vita quotidiana come un eterno copione esistenziale, sovente causa di sintomi e patologie psicologiche. Uno degli scopi più importanti di questo approccio di psicoterapia è quello di aiutare il paziente a prendere consapevolezza di questi modelli e della sofferenza che li ha prodotti. Tutto questo avviene attraverso un rapporto empatico e di collaborazione con il paziente. Le manifestazioni sintomatiche, il malessere esistenziale, i dolori provocati da eventi esterni (problemi coniugali, separazioni, lutti, ecc.) sono tutti espressione di una sofferenza, probabilmente radicata nel tempo, che si esprime nella quotidianità, impedendo all’individuo di poter vivere con maggior serenità il presente.
La relazione che avviene in un percorso di cura apre quello spazio, prima serrato, per venire in contatto con se stessi, con la propria sofferenza, e quindi anche con le proprie potenzialità accrescitive, che permettono all’individuo il suo personale cambiamento. Curare significa allora accompagnare qualcuno nel suo personale e unico cammino, consentendogli di divenire se stesso, aiutandolo a far emergere potenzialità e risorse che già possiede. Solo ascoltando il nostro mondo interno potremo condividere il mondo interno dell’altro, in una reciproca e umana condivisione empatica.
Non posseggo alcuna verità e non potrei decidere della vita di un mio paziente condizionandolo. Il ruolo dello psicoterapeuta è capire come il paziente si sia sentito emotivamente in una certa situazione. È così che inizia a raccontarsi, a fidarsi e poi ad affidarsi. Il sintomo o il problema in genere è solo la punta dell'iceberg di qualcosa che ha dentro o di come si è costruito la rappresentazione di se stesso e della realtà. Ecco perché qui entrano in gioco i modelli.
Cosa sono questi modelli di cui parli?
Ti faccio un esempio. Quando sei piccola ti relazioni ai tuoi genitori e pian piano incominci a crearti un modello di relazione. Inizierai, inconsciamente, ad aspettarti che tutte le volte che ti relazioni in un certo modo (ad es. per cercare affetto) ad un tuo genitore (ad es. la mamma) riceverai un certo tipo di risposta. Crescendo quello sarà il tuo modello di mondo per quel tipo di domanda relazionale (richiesta di affetto). Questi modelli saranno continuamente creati e confermati inconsciamente come una profezia che si autoavvera. Questi modelli spesso sono disfunzionali. Essi ci condizionano nei rapporti con gli altri e condizionano il nostro modo di rappresentare la realtà. Perché li creiamo? Deriva da una necessità di sopravvivenza dell'essere umano. La paura ci protegge dal mondo spesso.
Non capita mai di sentirsi travolti dal problema di un paziente e portarsi a casa il suo malessere?
Una volta, molti anni fa, si usava la parola “terapeuta in grigio”. Il paziente si sdraiava sul lettino e il terapeuta si sedeva dietro, senza farsi vedere, lasciando il paziente nel suo mondo introspettivo. Cercava di mantenere così un distacco. La mancanza di una analisi in cui il paziente e il terapeuta si guardano in volto seduti su una poltrona toglie molto alla relazione intersoggettiva.
In verità per poter essere coinvolti ma non travolti, occorre che lo psicoterapeuta faccia una analisi su sé stesso, nella quale possa prendersi cura dei suoi malesseri e faccia costantemente delle supervisioni. Lo psicoterapeuta dovrebbe fare in modo di essere sempre il più possibile competente di se stesso. Le supervisioni sono degli incontri di gruppo o individuali che si fanno con terapeuti più esperti dove si parla del proprio paziente e dove viene aiutato a gestire le varie situazioni. È un principio di formazione continua.
Inoltre se io penso che ognuno è responsabile del suo benessere e malessere, io non mi sento totalmente responsabile del suo disagio. Mi spiego meglio: io sono responsabile del mio operato di psicoterapeuta e il paziente del suo di essere umano. Se io fossi un allenatore di calcio sarei responsabile di come alleno, ma non di come giocano i giocatori. Credo fortemente nelle potenzialità dell'essere umano e questo è un vantaggio per la terapia.
Nonostante la necessità di empatia, utile strumento di lavoro, è importante che tra me e il paziente non ci sia mai un rapporto di amicizia. Il paziente mi deve collocare in un ruolo asimmetrico per poter avere un beneficio dall'analisi, pur mantenendo una simmetria rispetto all'essere entrambi delle persone. Asimmetria di ruolo e simmetria di persona quindi.
I disturbi più frequenti quali sono?
Ansia e depressione sicuramente, causa di una società in cui si deve dimostrare di essere sempre preparati, bravi, competenti. Ansia, attacchi di panico e depressione sono i sintomi più frequenti. Non mancano certamente poi i disturbi sessuali maschili (eiaculazione precoce) e i disturbi alimentari, più di natura femminile (anoressia-bulimia). Vi è un contesto macro-sociale che fa delle forti pressioni sulle persone e, allo stesso tempo, vi è un contesto micro-sociale, quello familiare, che è responsabile della creazione dei modelli di cui abbiamo parlato prima.
Il dottor Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, sostiene nella sua opera Guarire senza medicine che le parole possono curare meglio dei farmaci. Sei d'accordo?
Io credo sia una sciocchezza quella di creare una contrapposizione forzata tra le discipline. Psicoterapia contro psichiatria, così come diversi tipi di scuole di pensiero di psicoterapia che da anni si fanno la lotta l'uno contro l'altro. In realtà ci sono condizioni in cui è importante che le discipline si integrino. Se è vero che il benessere è dato dall'armonia allora forse anche chi si occupa di benessere dovrebbe avere questa integrazione.
Io faccio spesso terapie integrate. Come penso in certi casi sia utile inserire la tecnica dell'ipnosi nella mia terapia relazionale, così delle volte penso sorga la necessità di una collaborazione per la somministrazione di un farmaco. Noi siamo esseri bio-psico-sociali, abbiamo una parte biologica, psicologica e sociale. Quindi questa integrazione tra discipline è spesso essenziale.
Ultimamente si sente parlare di EMDR. Che cos'è?
È una tecnica nuova rispetto alla storia della psicologia e della psicoterapia. È un'altra specializzazione che ho preso durante i miei studi. Si tratta di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari. È una tecnica che serve in modo principale per quello che in psicopatologia si chiama “disturbo post-traumatico da stress”. In genere sorgono per traumi forti come un sisma, uno stupro, la morte di un caro. Nasceva come cura per i reduci del Vietnam. È una tecnica che utilizza i movimenti oculari per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si tratta di elaborazione accelerata dell’informazione.
I movimenti oculari ritmici usati con l’immagine traumatica, con le rappresentazioni negative ad essa legate e con il disagio emotivo facilitano la rielaborazione dell’informazione fino alla risoluzione dei condizionamenti emotivi.
Ringraziamo il Dott. Piacentini per la disponibilità nel rispondere alle nostre domande e vi segnaliamo due opere da lui scritte, per approfondimenti personali:
⁃Nostalgia, scritto insieme a Giuseppe Toller, casa editrice Rogate;
⁃Spiritualità nella stanza d'analisi, casa editrice Rogate
Elisa Pigoli